A cura di Manuel Iaderosa.
Gli scienziati di tutto il mondo stanno collaborando per combattere senza sosta contro questa nuova pandemia causata dal Coronavirus (Covid-19). Da un punto di vista tecnologico si stanno facendo progressi costruendo simulazioni quanto più realistiche possibili sulla diffusione del virus in determinati ambienti, oppure nel ricreare la struttura molecolare del virus per sperimentare virtualmente nuove terapie. Ovviamente per tutto questo è necessaria un’ingente potenza di calcolo, ragion per cui le organizzazioni di tutto il mondo stanno mettendo a disposizione le loro risorse computazionali per aiutare i ricercatori ad ottenere risultati più rapidamente possibile. Recentemente il Giappone ha fatto la sua parte mettendo a disposizione il suo nuovo supercomputer Fugaku.
Fugaku si è aggiudicato il primo posto nella TOP500, il progetto che crea la lista degli attuali supercomputer più potenti sul pianeta. Questa lista è principalmente dominata da Cina (226 nomi sulla lista) e Stati Uniti (116), i quali detenevano il precedente primato con il supercomputer Summit, un sistema IBM installato in Tennessee. Fugaku (che presumibilmente prende il nome dal Monte Fuji in Giappone) asfalta il suo predecessore con prestazioni 2.8 volte superiori in termini di velocità computazionale.
A rendere ancora più interessante questo primato è il fatto che per la prima volta il podio è occupato da un sistema basato su processori ARM, molto più semplici ed efficienti da un punto di visto energetico rispetto ad altri tipi. Questo però non significa che siano meno potenti, come viene appunto reso noto da Fugaku.
Il supercomputer è infatti composto da 396 racks e dotato di 7.299.072 processori ARM 48-core Fujitsu A64FX SoC (system on a chip) che gli permette di raggiungere una potenza di calcolo di ben 415.53 Petaflops (più di 400 milioni di miliardi di istruzioni al secondo). Fugaku è costato ben 1.2 miliardi di dollari (guadagnandosi anche il primo posto come computer più costoso al mondo) ed è stato creato in circa 10 anni. E’ stato installato nel sito governativo RIKEN in Kobe (Giappone).
I primi utilizzi di Fugaku riguardavano principalmente studi sui cambiamenti climatici e diagnosi mediche, ma visti I recenti avvenimenti RIKEN si è unita verso la fine di Giugno al COVID-19 High Performance Computing Consortium offrendo appunto il suo supercomputer per provvedere risorse computazionali e raccoglimento dati.
Nello specifico oltre ad effettuare ricerche su farmaci che potrebbero essere funzionanti contro il Coronavirus, Fugaku viene usato per produrre simulazioni digitali, illustrando come il SARS-COV2 può facilmente diffondersi in ambienti affollati come luoghi pubblici e mezzi di trasporto.
In queste simulazioni vengono mostrate scene animate con persone a distanza ravvicinata, dove una persona può tossire ed emanare particelle di virus. Viene quindi analizzato come queste particelle si diffondono facilmente e rapidamente in ambienti con una ventilazione non adeguata. Si sta inoltre lavorando anche a simulazioni molecolari che mostrano come il virus si attacca alle cellule umane e di conseguenza quali terapie poter applicare con maggior efficacia.
Lo sviluppo definitivo di Fugaku non sarà completo fino al 2021. Nel frattempo continuerà ad essere sfrtuttato sperimentalmente nella lotta contro Il covid.