Io, Robot

Cogitor, il primo robot liquido tutto italiano che si ispira alla cellula

È italiano il primo robot liquido della storia: si chiama Cogitor e si ispira alle cellule degli esseri viventi. Il progetto ha avuto inizio il 1° giugno scorso e avrà una durata di 4 anni, ed è finanziato dall’Unione Europea assieme ad altre istituzioni. Il consorzio di finanziatori è composto in primis dall’Istituto Italiano di Tecnologia, che è anche il coordinatore dell’intero progetto. A seguire troviamo la University of West England, Bristol, l’EMPA – il Laboratorio federale di prova dei materiali e di ricerca, PlasmaChem, azienda che si occupa dello sviluppo e della produzione di nanomateriali, e Ciaotech Srl, branch italiano del gruppo PNO, società di consulenza europea per l’accesso ai finanziamenti pubblici.

Cogitor, il robot liquido

Il 2021 sembra essere l’anno dei robot. Dopo il robot umanoide annunciato da Elon Musk e il successo di Atlas della Boston Dynamics è arrivato il turno di un automa tutto italiano. Cogitor è il primo robot liquido e si ispira alle cellule, sia nella forma che nel funzionamento. Perno del progetto è il cosiddetto Colloidal Cybernetic System, ovvero un sistema formato da un liquido multi-funzionale in grado di gestire dati, effettuare computazioni, recuperare energia in modo autonomo e percepire la pressione superficiale.

Logo di Cogitor, il primo robot liquido.

Il “cuore liquido” di Cogitor agisce come un insieme di transistor passivi che possono assumere due stati differenti. Un processore centrale è incaricato di inviare comandi alle molecole-transistore, le quali modificheranno la propria combinazione a seconda delle necessità. Ciò significa che il robot potrà cambiare struttura fisica e alterare la propria superficie e temperatura interna, così da adattarsi all’ambiente in cui si trova.

Cogitor permetterà di approfondire gli aspetti più interessanti dei sistemi viventi, come l’intelligenza adattiva, l’autonomia e la capacità di autorigenerarsi. Il robot sarà infatti in grado di reagire a urti o danni, nonché di recuperare energia sfruttando specifici processi chimici che utilizzano l’energia dell’ambiente circostante (energy harvesting). Cogitor potrà svolgere diversi compiti, rilevando informazioni utili sul luogo in cui si trova e svolgendo calcoli e analisi precisi. Nel futuro del robot liquido c’è anche l’esplorazione di pianeti gassosi come Giove, Saturno, Urano e Nettuno, dove la pressione è proibitiva per l’uomo.

L’Istituto Italiano di Tecnologia sarà il cuore del progetto e punto di riferimento per lo sviluppo di questo ennesimo passo avanti nel mondo dei robot. La soft-robotics potrebbe ben presto diventare obsoleta e lasciare spazio a un nuovo e rivoluzionario campo di studi della robotica.

Cogitor e la robotica liquida

Con Cogitor comincia un nuovo approccio alla cibernetica e si dà finalmente il via alla branca della robotica liquida. Nel 2017 Alessandro Chiolerio aveva pubblicato una ricerca proprio su questo tema, anticipando di fatto il nuovo robot liquido. Le capacità di queste nuove macchine sono rivoluzionarie e in grado di addentrarsi in luoghi in cui i normali robot hanno difficoltà a lavorare. Tra i campi di applicazione ci sono ad esempio le ricerche post-disastro (ad esempio dopo un terremoto), in cui ci si trova a dover affrontare terreni impervi e anfratti difficili da esplorare. Un robot fluido è in grado di adattare la sua forma e addentrarsi in nuovi luoghi, ancora inesplorati.

I robot o antropomorfi richiedono un impiego enorme di risorse. Camminare su due gambe è complicatissimo per una macchina, come avere la nostra capacità manuale. Serve potenza di calcolo e tanta energia. Meglio trarre spunto da altri aspetti della natura, secondo il compito che il robot deve svolgere.

Alessandro Chiolerio, ricercatore a capo del progetto.

Il “fluido intelligente” può anche riconfigurarsi per proteggersi da temperature estreme o radiazioni, e potrebbe essere usato anche per applicazioni mediche, in particolare quelle in vivo. Questo tipo di analisi avviene in organismi viventi (contrapposto all’in vitro) e risulta il più efficace per lo studio dei processi metabolici e delle malattie. Cogitor e tutti i futuri robot liquidi potrebbero essere decisivi per la ricerca medica, riuscendo anche a veicolare in maniera intelligente i farmaci nel corpo umano.

Published by
Marina Londei