Clubhouse, il social network “vocale”: ecco come funziona
Da qualche giorno si parla solo di Clubhouse, un social network “vocale” che potrebbe diventare il protagonista dell’anno. Già amata da molti utenti, la piattaforma permette la condivisione di contenuti solo tramite audio, senza immagini o testi. L’obiettivo del social è quello di creare uno spazio aperto di espressione e condivisione, permettendo un vero e proprio dialogo tra gli utenti. Clubhouse risulta quindi molto diverso da Facebook, Twitter e Instagram, in quanto gli unici contenuti presenti sono podcast. Lanciato ad Aprile 2020, il social potrebbe rivoluzionare le connessioni tra gli utenti.
Clubhouse: come funziona il social network vocale
Per poter utilizzare Clubhouse è necessario un invito: non è infatti possibile registrarsi autonomamente, ed è richiesta l’età minima di 18 anni per poterne usufruire. Il funzionamento del social network vocale è molto semplice: un utente crea una stanza per la quale, da quel momento, sarà il moderatore. Il nome club nasce dal fatto che, oltre alle normali stanze, ci sono dei veri e propri gruppi dedicati al confronto su un argomento specifico. Le stanze possono essere pubbliche o private: nel primo caso, chiunque può entrare e partecipare alla conversazione; nel secondo caso, solo chi viene invitato può partecipare. Il moderatore si occupa di curare la discussione, guidando l’argomento e gestendo gli interventi degli speaker.
Gli speaker sono gli utenti presenti nella stanza che hanno il diritto di parlare. Non tutti, infatti, potrebbero essere abilitati ad intervenire alla discussione: il moderatore può scegliere di permettere solo ad alcuni utenti di parlare. Generalmente i primi speaker abilitati a parlare sono solo il moderatore e il primo utente invitato da lui. Tutti coloro che si uniscono alla conversazione sono chiamati listener. I listener possono “alzare la mano”, richiedendo di poter intervenire nella conversazione, e sarà compito del moderatore abilitare o meno l’utente che ha fatto richiesta di parlare.
Gli utenti possono aggiungersi tra loro e diventare follower, così da rendere più veloce la creazione di conversazioni tra speaker contattati di frequente. In qualsiasi momento si possono eliminare degli utenti dalla lista di seguaci o bloccarli. Se c’è un utente bloccato da molti dei propri contatti sarà segnalato con un “!” di fianco al nome. La notifica è visibile solo privatamente, e serve all’utente per identificare un potenziale speaker pericoloso. Nel caso in cui un utente sia moderatore sarà più facile per lui decidere se lasciar parlare quello speaker o lasciarlo silenziato.
Clubhouse: privacy e stato dell’app
I creatori di Clubhouse sostengono che il loro social network ha molti meno problemi di privacy in quanto il materiale condiviso è solo “vocale”. Non esistono post o immagini da mantenere in archivio, e gli audio non vengono memorizzati. La comunicazione utilizza la cifratura end-to-end e non viene registrata. L’unico caso in cui le conversazioni vengono memorizzate è quando si segnala un comportamento che va contro le regole della piattaforma: lo staff può in tal caso inserirsi nelle discussioni e registrare l’audio come supporto per verificare la segnalazione. Nel caso in cui invece la segnalazione sia fatta dopo che ha avuto luogo una discussione, lo staff non ha alcun tipo di accesso alle conversazioni.
L’idea di renderla su invito non è per volontà di mantenere la piattaforma esclusiva, ma per gestire al meglio la crescita della community e le funzionalità. Attualmente l’app è in beta ed è disponibile anche in Italia, solo per iPhone. L’azienda ha comunicato che stanno sviluppando la versione Android che nel prossimo futuro sarà disponibile anche sul Play Store. Dietro Clubhouse ci sono Paul Davison e Rohan Seth, ex dipendenti di Pinterest e Google, che l’hanno ideata in piena pandemia. Attualmente la piattaforma vale 1 miliardo di dollari e ha raggiunto i 2 milioni di utenti.
Nelle intenzioni di Clubhouse c’è la volontà di permettere la monetizzazione delle conversazioni per i content creator. Le modalità potrebbero comprendere biglietti di accesso alle stanze, abbonamenti al canale personale dell’utente o un sistema di mance. Questo avvicinerebbe l’app a piattaforme come Twitch, in cui però la comunicazione continuerebbe ad avvenire tramite “podcast real-time”.