Nel 1961, durante la cerimonia per il centenario del Massachusetts Institute of Technology (MIT), John McCarthy, informatico statunitense considerato il padre dell’intelligenza artificiale, disse che il metodo time-sharing avrebbe portato a un futuro dove l’uso dei calcolatori e delle applicazioni sarebbe stato venduto secondo il modello economico dell’utilità, come accade per servizi come l’acqua e l’elettricità.
Per ottimizzare le funzionalità degli elaboratori, era quindi necessario puntare sempre di più sul time-sharing, cioè, la tecnica di gestione dei processi attivi su un elaboratore, detti thread, che ha come fine quello di simulare l’esecuzione parallela di essi tramite l’assegnazione di turni della CPU basati su criteri di priorità. Questo metodo è alla base di tecnologie come le macchine virtuali e la sua più recente e inevitabile evoluzione: il cloud.
Oggigiorno, l’erogazione delle risorse di cui ha bisogno l’utente in maniera on demand attraverso Internet, è il compito fondamentale che viene svolto dal cloud computing (in italiano “nuvola informatica”). Che sia per l’archiviazione, l’elaborazione o per la trasmissione dei dati, il cloud permette di condividere le risorse informatiche fra tanti utenti in modo da ottimizzarne l’uso, ma soprattutto di abbattere i costi.
Con questa prospettiva, anche l’hosting, il servizio di rete che rende i siti web accessibili da Internet, ha fatto incursione in questa tecnologia creando ciò che conosciamo come cloud hosting.
Ogni azienda, piccola o grande che sia, ha bisogno di un sito e di conseguenza deve acquistare uno spazio sul web, più o meno grande, a seconda delle proprie esigenze: questo spazio è garantito dai servizi di hosting. I siti vengono allocati su un server, definito “host”, connesso a Internet, che garantisce l’accesso alle pagine del sito mediante il web browser dell’utente, con identificazione dei contenuti tramite dominio ed indirizzo IP.
Il servizio può essere gratuito o a pagamento, tipicamente a qualità maggiore nel secondo caso. Da questa differenza economica, e dal tipo di spazio messo a disposizione, nascono le tre principali tipologie di hosting: server condiviso, server dedicato e cloud hosting.
Prima dell’avvenimento del cloud hosting, ogni utente doveva creare il proprio sito web e allocarlo esclusivamente su un server fisico, sia nella modalità dedicata che in quella condivisa. Le limitazioni principali di questi due prodotti sono le risorse disponibili, ridotte all’effettivo spazio hardware ma soprattutto, un eventuale fallimento del server comprometterebbe l’intero sistema e provocherebbe l’inaccessibilità ai siti che alloca.
Grazie alla virtualizzazione e alla distribuzione delle risorse su più server virtuali che formano una grande rete supportata da server fisici sottostanti (che possono essere situati a chilometri di distanza l’uno dall’altro), il cliente può usufruire delle risorse in base alle proprie necessità e poi pagherà per l’uso effettivo della rete. In questo modo, l’hosting smette di essere un prodotto per diventare un servizio.
Anche se resta sempre un ambiente condiviso, il cloud hosting ha garanzie maggiori rispetto a uno shared server tradizionale. Il principale vantaggio per il cliente è quello economico in quanto l’utente sa che dovrà pagare per il consumo effettivo delle risorse ed esse saranno garantite anche durante i periodi di massimo utilizzo della rete giacché non sono soggette alla capacità fisica di un solo host.
Un servizio di cloud hosting ottimale deve essere capace di supportare siti che gestiscono molto traffico web. Ad esempio Keliweb, che con i suoi quattro piani dedicati, garantisce le risorse di spessore di cui l’utente ha bisogno, oltre che costituire una valida soluzione per i siti web che utilizzano CMS come WordPress, Joomla, Drupal e simili. Grazie alle ottimizzazioni MySQL dei vari server, infatti, le query dei siti sono più snelle e veloci, e questo incide sul numero di risorse disponibili, che saranno molto di più rispetto a un tradizionale ambiente condiviso.
Altri vantaggi che ci possono portare a scegliere un gestore cloud piuttosto che un altro, sono la possibilità di avere un IP dedicato e un certificato SSL (standard che permette di proteggere le informazioni sensibili degli utenti) inclusi. Keliweb, non solo offre queste opportunità, ma ospita i siti su server configurati con dischi SSD che vanno a migliorare le loro prestazioni. È possibile anche gestire più siti direttamente da un unico piano cloud hosting con gli Addon Domain, cioè, attraverso un unico accesso cPanel, nonché mantenere i dati sicuri grazie al backup automatico, ogni 48 ore, di tutto lo spazio (FTP, database, email).
La sicurezza fisica del sistema, che trae vantaggio dalle misure di protezione informatica di ogni server fisico collegato alla rete, così come la possibilità di avere maggior rendimento di CPU, RAM e spazio su disco e banda (più host formeranno la rete e maggiore sarà lo spazio disponibile), sono parametri che rendono così attrattiva questa tecnologia.
Il cloud hosting garantisce l’utilizzo ottimale delle risorse. Se il sito di un cliente chiede delle risorse extra per un picco di attività oppure per l’uscita di una nuova funzionalità, queste saranno concesse immediatamente. In momento d’inattività, le risorse andranno a colmare le richieste di altri siti e utenti.
La qualità fondamentale che cerca ogni cliente in un servizio è certamente l’affidabilità. Il fatto che il sito web non sia ospitato su un unico host, ma su una rete di server fisici sparsi geograficamente, garantisce che in caso di guasto a un server, le funzionalità del sito non vengano compromesse. Se un server va offline, riduce leggermente la quantità di risorse disponibili ma non modifica la disponibilità del sito che continuerà a trarre vantaggio dalla rete rimanente.
Alcune piattaforme cloud potrebbero persino resistere alla disconnessione di un intero Data Centre: le risorse cloud si basano su molteplici Data Centre ubicati in luoghi diversi, proprio per distribuire il rischio.