La World Wide Web Foundation (WWWF) chiude. L’ente nato nel 2009 chiuderà dopo 15 anni di attività. L’obiettivo principale era di diffondere la connessione con accesso a Internet, all’epoca della fondazione pari al 20% del mondo. Ora che la percentuale è salita al 70%, l’organizzazione ha deciso di completare questa attività per perseguire altri obiettivi. L’ente fondato da Sir Tim Berners-Lee negli anni si è fatto sentire per la promozione del diritto alla connessione, così da avere un mondo digitale aperto sicuro e accessibile in tutto il mondo. In una prima fase l’organizzazione è partita per dare direttamente accesso alla Rete, creando un ambiente inclusivo e cercando di coinvolgere anche gli attori pubblici per il miglioramento delle infrastrutture.
Un esempio dell’attività della World Wide Web Foundation è stata la campagna per colmare il divario digitale e per proteggere gli utenti di Internet. Se da un lato la possibilità di accesso a Internet fa la differenza tra lo sviluppo è l’arretratezza, dall’altro è importante proteggere chi ha accesso alla Rete, ma non ha ancora acquisito quella maturità e quelle competenze necessarie per un utilizzo consapevole.
La fondazione ha avuto un ruolo di primo piano anche per creare una consapevolezza per quanto riguarda la privacy e la diffusione dei dati personali. Con l’introduzione del GDPR europeo – adottato in seguito anche in Italia – e l’adeguamento delle normative internazionali alle nuove esigenze di tutela delle persone che inseriscono dati all’interno delle piattaforme social e non solo, la diffusione della consapevolezza da parte di enti internazionali come la World Wide Web Foundation (WWWF) ha permesso di avere un punto di vista differente e di intervenire con norme adeguate.
La fondazione ha scelto di chiudere perché il suo primo obiettivo – cioè diffondere Internet in gran parte del mondo – è stato raggiunto. Con il 70% del mondo ora connesso alla Rete, il divario si è attenuato, anche se non è ancora eliminato del tutto. La fondazione è stata una delle prime a maturare la consapevolezza della necessità di un Web aperto, ma sicuro per tutti. Con il tempo sono arrivate anche nuove realtà, e nuove tecnologie, come nel caso del protocollo di sicurezza https, oppure l’uso della crittografia dei dati sensibili.
Anche i browser che consentono di viaggiare in Rete hanno al loro interno dei sistemi di sicurezza che indicano all’utente quando il sito può essere potenzialmente pericoloso, evitandone l’accesso in via preventiva. L’addio a questo ente non vuol dire che Sir Tim Berners-Lee e i suoi sostenitori abbiano smesso di fare del bene. All’orizzonte c’è una nuova iniziativa chiamata Solid Protocol, che intende portare avanti uno sviluppo sempre più consapevole delle competenze per quanto riguarda la tutela della privacy su Internet.
Negli ultimi 15 anni la World Wide Web Foundation ha reso Internet un posto più sicuro, ma ora questo percorso finisce qui. Quando la fondazione è nata Facebook muoveva i primi passi – online da cinque anni – accanto ai primi cinquettii dell’allora Twitter, ora X dopo l’acquisizione da parte del magnate Elon Musk. Chi si è trovato in quell’era ricorderà senz’altro la difficoltà di accesso ai siti web da parte dei primi smartphone per via del peso e l’utilizzo da poco tempo anche dei sistemi CMS per la costruzione di siti web. Oggi il mondo è cambiato da allora e ci si prepara a vivere un Internet sempre più vicino alle sensazioni reali, grazie all’utilizzo dei visori, della realtà virtuale e dell’intelligenza artificiale.