Alcuni episodi della serie TV Black Mirror sono stati particolarmente avveniristici. Quella che stiamo per descrivere è proprio una di quelle invenzioni da non credere tipicamente nello stile della serie TV. Microsoft avrebbe infatti rilasciato un brevetto che consente di poter parlare, tramite una chatbot di compagnia, con i defunti.
Fino ad ora gli algoritmi alla base della messaggistica artificiale, detta appunto chatbot, ha sempre riguardato esperienze relative alla customer experience. Basti pensare al comportamento di Cortana, Siri, Alexa che aiutano gli utenti ad eseguire alcune operazioni della vita quotidiana. La novità introdotta da Microsoft riguarda invece la possibilità di usare i chatbot come compagnia per gli utenti.
Come può funzionare un algoritmo in grado di svolgere un compito del genere? Bene, Microsoft richiede per l’addestramento dell’intelligenza artificiale quante più informazioni possibili sul defunto. Foto, account social, dati vocali e tanto altro possono essere utilizzate per ricostruire digitalmente le caratteristiche di una determinata persona. Una volta ottenute queste informazioni l’algoritmo sarà in grado di sostenere una conversazione così come farebbe quella persona se fosse ancora in vita.
Una tecnologia di questo tipo apre lo spiraglio a diversi elementi di dibattito. Primo fra tutti la violazione della privacy del defunto. Consentire l’accesso a tutte le informazioni possibili significa autorizzare l’accesso a dati pubblici e privati di qualcuno che non potrà difendere in alcun modo i propri diritti.
Questo argomento va a toccare poi un aspetto eticamente molto delicato che se da un lato fa sperare nella possibilità di avere sempre accanto i propri cari dall’altro è un po’ inquietante. Al momento lo sviluppo di questa tecnologia è solamente teorico ma nulla vieta che tutto questo un domani possa essere realizzato sul serio. Il rilascio di un brevetto non implica infatti la messa in vendita di un determinato prodotto.
Il chatbot brevettato per parlare con i defunti non è però l’unico esperimento. In Cina Microsfot ha lanciato Xiaoice, un chatbot di compagnia dalle sembianze femminili ormai molto diffuso. Nato come progetto di ricerca nel 2014 da un piccolo team ha poi subito numerosi upgrade. Nel 2018 durante un evento tenutosi a Londra, venne infatti etichettato come un concorrente di Google Duplex, il sistema di chatbot sviluppato dalla concorrenza.
La straordinarietà di questo sistema sta nella sua trasformazione poiché Xiaoice non è un semplice chatbot ma un’intelligenza artificiale dalle sembianze umane, in particolare quelle di una ragazza adolescente. Tra le caratteristiche acquisite nel tempo ci sono la capacità di comprendere gli stati d’animo dei suoi interlocutori e soddisfare i loro bisogni, raccontare all’occorrenza delle storie, cantare, ma anche riferire le notizie e fornire le previsioni del tempo. La sua fama è talmente elevata da essere considerata da alcuni come una vera e propria fidanzata virtuale. Xiaoice può infatti contare 660 milioni di utenti e 450 milioni di dispositivi intelligenti a livello globale.
Uno scenario di questo tipo lo avevano previsto nel film Her vincitore del premio oscar 2013, nel quale il protagonista intraprendeva una relazione sentimentale con un’intelligenza artificiale molto simile a Xiaoice. Anche in questo caso lo sviluppo di una tecnologia così all’avanguardia porta a delle riflessioni etiche da non poter trascurare. Inoltre possiamo sicuramente correlare questo bisogno di socialità, ricercata anche nella tecnologia, alla tendenza dell’eliminazione dei contatti umani. Non solo la pandemia da COVID-19 ma anche il nostro stile di vita fa sì che si possa vedere in un chatbot una compagnia che non si potrebbe ritrovare diversamente.
Ma Microsoft non è l’unica azienda ad aver implementato chatbot di compagnia. Infatti anche Google e Amazon hanno sviluppato nel corso degli anni i propri sistemi di conversazione automatica.
Google Duplex è l’algoritmo sviluppato dagli ingegneri di Mountain View. Tra le sue funzionalità c’è ad esempio la capacità di eseguire una prenotazione per conto nostro eseguendo una chiamata. Una volta accordatosi col ristoratore o con un commesso, l’utente verrà informato automaticamente con una notifica contenente tutti i dettagli della prenotazione nel caso. A pochi mesi fa risale il rilascio di un ulteriore brevetto in cui Google Assistant potrà decidere autonomamente, in base alle necessità dell’utente, il servizio adeguato da sfruttare. Per poter garantire questa funzionalità i servizi di terze parti supportati interagiranno con Google Assistant, che poi fornirà una feedback all’utente.
Amazon implementa tutte le sue novità in ambito di intelligenza artificiale e chatbot nell’ormai famosa Alexa. L’obiettivo di Bezos, differente dagli sviluppatori di Microsoft, non è rendere Alexa il chatbot di compagnia degli utenti quanto più renderla disponibile su qualsiasi dispositivo. La strategia è partita dalla smart home ma ora punta a conquistare la connected car. Pochi giorni fa è stata annunciata la nuova Fiat 500 che integra al suo interno l’assistenza di Alexa. Grazie a questa integrazione, gli occupanti possono chiederle di riprodurre musica ma anche ascoltare le notizie e verificare le condizioni meteo e molto altro ancora.
Ai più famosi assistenti vocali e chatbot si uniscono altri meno famosi ma di cui sentiremo sicuramente parlare
Come avrete inteso, dunque, la tecnologia legata ai chatbot è tutt’altro che ferma e farà sempre più parte della nostra realtà.