La preoccupazione è che sempre più studenti possano usare l’Intelligenza Artificiale per generare elaborati, senza impegnarsi davvero. Un primo sospetto infatti, arriva dall’Università di Firenze, dove alcuni docenti credono che gli studenti abbiano usato Chat GPT per scrivere tesi di laurea. In particolare, si tratterebbe di una tesi di scienze giuridiche, che la laureanda, non madreligua, avrebbe scritto in un italiano eccellente. Ma anche un caso ad economia, in effetti, desta preoccupazione: il cambio di qualità dell’elaborato è risultato troppo veloce.
La Repubblica Firenze ha dato la notizia qualche giorno fa, esprimendo il timore dei docenti interessati dell’ateneo toscano. In pratica diversi professori hanno manifestato preoccupazione per quanto riguarda le condotte dei loro studenti. Il pericolo infatti, è che il proliferare di un tale uso di Chat GPT possa favorire un progressivo impoverimento della motivazione degli esaminandi.
Tuttavia, non tutti hanno manifestato una chiara opposizione al consulto di questi strumenti, che oggi sono sempre di più (Bard, ErnieBot e così via). E anche coloro che erano da questi spaventati, hanno comunque mostrato un certo grado di accettazione e apertura nei loro confronti. In effetti, i docenti, con molta lungimiranza, hanno dichiarato di essere favorevoli ad una sorta di integrazione di tools come Chat GPT.
Si punta quindi a seguire passo passo i laureandi per evitare comportamenti illeciti, un capitolo alla volta, riporta il quotidiano. Ma tutto questo potrebbe anche non bastare per dare il via ad un efficace binomio Chat GPT e tesi di laurea. Da un lato c’è sempre chi denuncia il pericolo di una deriva dell’intelletto umano proveniente dall’adozione di questo trend.
Dall’altro, come anticipato, c’è chi da il benvenuto all’adozione dell’intelligenza artificiale, anche in ambito accademico. Magari trovando un modo di utilizzarla anche durante la lezione e usarla in maniera proficua, evitando la deriva di cui sopra. Molto spesso comunque, su queste stesse pagine e in particolare in altri articoli riguardanti la tecnolgia in generale, abbiamo ribadito il concetto. Non è di per sé lo strumento, ma l’utilizzo che se ne fa a caratterizzarne la buona o cattiva riuscita. In pratica c’è bisogno sempre di una supervisione e un monitoraggio qualora si decidesse di utilizzare queste soluzioni.
Per contrastare Chat GPT e le tesi di laurea che potrebbe generare senza sforzo alcuno da parte degli studenti, alcune aziende offrono soluzioni ad hoc. Ecco quindi che in rete è possibile trovare molti strumenti in grado di rilevare contenuti generati dall’IA, alcuni chiamati Chat GPT detector.
In pratica si tratta di software appositamente scritti per stabilire quanto sia falso un testo o segmenti di testo scritti, dati in input al rilevatore. Ad esempio la stessa OpenAI ha rilasciato il 31 gennaio 2023 AI Text Classifier. Come il ChatBot, è anche esso un modello GPT ottimizzato che prevede quanto è probabile che una IA abbia generato un qualunque testo.
Ma quella di OpenAI non è la sola applicazione ad avere una funzione del genere, anche grandi istituzioni accademiche hanno dato il loro contributo. Il caso è ad esempio quello delle università di Princeton e Stanford in America. Entrambe hanno rilasciato e aggiornato due tools a riguardo, rispettivamente GPTZeroX e DetectGPT.
Ovviamente, quello che hanno afferamato alcuni professori dell’università di Firenze nonchè il ministro dell’università e del merito vale più di ogni detector. Ossia, i docenti dovrebbero insegnare agli studenti come porre le giuste domande ai vari Chat GPT e software di intelligenza artificiale. Anziché lasciare che questi forniscano loro solo risposte prestabilite e dovrebbero aiutarli a considerare l’efficacia di queste ultime. “La tecnologia insomma deve essere governata, non subita. Non può sostituire il ruolo dell’insegnante nei vari gradi scolastici”. Queste le parole del ministro Giuseppe Valditara.