Da un team di ricerca della Chalmers University of Technology di Gothenburg, in Svezia, arrivano nuove basi per un prodotto dai potenziali sviluppi davvero interessanti, la carta elettronica.
Ad oggi la carta elettronica che conosciamo, e-ink (o meglio electrophoretic ink), è una tecnologia progettata per imitare l’aspetto dell’inchiostro su un normale foglio; ne consegue che, come per un foglio di carta, gli e-ink siano sprovvisti di retroilluminazione, e che questi sfruttino la riflessione della luce ambientale per mostrare il proprio contenuto.
La tecnologia degli e-ink non è invenzione recente; inventata nel 1996 da Joe Jacobson, fondatore di E-Ink, è diventata da alcuni anni la tecnologia su cui si basano tutti i più diffusi eReader.
Il processo chimico che è alla base dei display e-ink è l’elettroforesi: la tecnica maggiormente utilizzata prevede l’uso di piccolissime sfere polarizzate, di colore diverso lungo le due semisuperfici, le quali vengono orientate mediante campi elettrici di modo da ottenere come effetto la variazione di colore nei punti dello schermo.
Questo processo consente di sfruttare energia soltanto nel momento in cui è necessario cambiare il contenuto dello schermo.
Nella maggior parte dei casi, gli schermi hanno 16 tonalità di grigio; nel novembre 2010, la Hanvon ha presentato un e-paper in grado di visualizzare i colori, mediante un sistema di filtraggio della luce al di sopra delle sfere.
Il prof. Andreas Dahlin ed il dottorando Kunli Xiong stavano lavorando su polimeri conduttori su nanostrutture ed hanno scoperto che la combinazione di questi sarebbe potuta essere particolarmente adatta per creare display elettronici sottili come la carta.
Dopo un anno di lavoro, i risultati ottenuti dalla ricerca sono stati pubblicati sulla rivista Advanced Materials.
Questa nuova variante di carta elettronica è simile a quella implementata sui Kindle, ovvero non prevede retroilluminazione, come sui display standard, ma riflette la luce ambientale.
Ciò consente di avere ottimi risultati, in termini di qualità delle immagini, in ambienti ben illuminati, a differenza dei display LED standard che funzionano meglio al buio.
“Necessita di un decimo dell’energia che usa un Kindle, che a sua volta utilizza molta meno energia di un display al LED” dice Andreas Dahlin.
La tecnologia prevede dei polimeri che sono in grado di controllare la quantità di luce assorbita e riflessa; disposti lungo tutta la superfice del display, i polimeri sono controllati da segnali elettrici che permettono di produrre immagini in alta risoluzione.
Un materiale ancora non pronto per le applicazioni, anche a causa della presenza di oro ed argento nel display (cosa che comporta grossi sprechi in fase di produzione), ma i ricercatori si dicono soddisfatti; sono stati costruiti alcuni pixels che sono in grado di mostrare gli stessi colori (rosso, verde e blu – tecnologia RGB) dei display al LED, i quali si “mescolano” per mostrare tutti gli altri colori.
“Stiamo lavorando ad un livello basso, ma nonostante ciò, il passaggio alla produzione in serie non è lontano. Ora abbiamo bisogno di ingegneri.” dice Andreas Dahlin.
Andreas Dahlin sostiene inoltre che è la migliore soluzione per zone ben illuminate come l’esterno oppure potrebbero essere sfruttati come display in luoghi pubblici.
Questo potrebbe ridurre il dispendio energetico ed allo stesso tempo sostituire insegne e cartelloni pubblicitari con soluzioni più flessibili.