Le file interminabili all’Ufficio Anagrafe del proprio comune potrebbero diventare un lontano ricordo con il cambio residenza digitale. Il grande progetto di rinnovamento della Pubblica Amministrazione continua a passi veloci e pochi giorni fa è stata varata questa ulteriore funzionalità a beneficio dei cittadini italiani. Il piano, ben più ampio, ha grandi ambizioni ed ha ottenuto una spinta significativa e cospicue risorse grazie al Pnrr.
Il Pnrr, 191,5 miliardi di euro garantiti all’Italia dall’Unione Europea, porta con sé una fitta serie di attività sotto molti ambiti diversi. Fra questi, particolare rilevanza la occupa la PA con l’obiettivo di riformare il settore grazie a una profonda rivoluzione digitale. Il nome del progetto è “Italia Digitale 2026” e nel titolo ha già la data di scadenza. Infatti, l’Europa ha si concesso le risorse del Pnrr ma a patto che vengano impiegate correttamente e in tempi ben verificabili. Le milestone sono varie:
Le tematiche del Pnrr riguardano ambiti diversi della vita collettiva ma tutte con l’obiettivo di far fare all’Italia un passo nel futuro che si è atteso per troppi anni. C’è da dire che molto spesso vari enti hanno tentato di avvicinarsi al mondo della tecnologia con scarsi risultati, data la grande difficoltà legata alla burocrazia.
La questione è molto cara al Ministro per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale Vittorio Colao che ne ha fatto il principio cardine del piano italiano. Infatti, per poter semplificare l’accesso alle risorse e avere uno standard unico anzichè grande eterogeneità anche fra i piccoli comuni, il Ministero ha previsto una serie di pacchetti standard. I comuni avranno la necessità di definire soltanto i requisiti adeguati alle loro attività per ricevere un voucher economico adeguato e pensato dalle funzioni statali centrali.
Il sistema centralizzato di Anagrafe Popolazione Nazionale Residente (ANPR) era stato disegnato dallo Stato Italiano già con l’articolo 62 del Dlgs n. 82/2005 ma solo pochi mesi fa si è conclusa l’attività di messa in opera per tutti i comuni italiani. L’obiettivo di questo strumento era avere un’unica banca dati standardizzata ed evitare pertanto duplicazioni e stati inconsistenti fra i municipi. L’attivazione dei servizi aggiunti è avvenuta non molti mesi fa ma, di fatto, è già di nuovo al centro dell’attenzione mediatica.
A partire dal 15 novembre il Ministro Colao aveva annunciato la possibilità di generare in autonomia, per tutti i cittadini, 14 tipologie di certificati anagrafici senza più pagare l’imposta di bollo di 16€. A febbraio il progetto pilota per il cambio di residenza e pochi giorni fa l’entrata in servizio della funzione per tutti la popolazione. Sarà sufficiente accedere al portale con la propria identità digitale, Spid, Carta d’Identità Elettronica o Carta Nazionale dei Servizi. Il servizio potrà essere usato sia dai cittadini residenti sul territorio nazionale per spostarsi in un altro comune, sia dai cittadini residenti all’estero per il rimpatrio.
L’innovazione è sicuramente semplice e gli impatti benefici sugli utenti sono enormi. Niente più code agli sportelli e una grande velocità nell’eseguire l’operazione. Tutto questo ci porta anche a ragionare sulle tematiche di sicurezza, sempre più attuali. Sistemi di questo calibro, con ampio uso di dati strettamente confidenziali dei cittadini italiani, dovrebbero essere custoditi gelosamente. Inoltre, il tema della transizione al cloud fa riflettere sulla questione della sovranità nazionale sui dati, il cui valore è ancora troppo poco misconosciuto e ignorato dai più. La nostra epoca di vite sul web dovrebbe garantire ancora di più l’integrità delle informazioni e assicurarsi che vengano sempre protette al massimo dalle nostre capacità. I dati personali non sono come le password: non si può premere il bottone di reset.
Continueremo a vedere gli sviluppi del piano digitale della PA nei prossimi mesi. Le novità in arrivo sono molte e ci dobbiamo aspettare grandi rinnovamenti da qui al 2026.