Niente panico: nessun bot ha mai inventato un proprio linguaggio
Ieri si è diffusa la notizia che due bot di Facebook hanno iniziato a parlare in un linguaggio non noto agli umani con conseguente sospensione dell’esperimento che i ricercatori stavano eseguendo sull’intelligenza artificiale (IA). In verità si è trattato solo di un errore di programmazione che ha fatto sì che i bot modificassero la lingua inglese per semplificare la comunicazione tra loro.
I parametri di programmazione non prevedevano alcuna limitazione alla grammatica né all’uso esclusivo della lingua inglese. I due bot, quindi, hanno eliminato le parole “inutili” al loro scopo, seguendo così i protocolli degli algoritmi su cui è basato il loro funzionamento.
La notizia era già stata diffusa da Facebook il 14 giugno scorso, e sì, l’esperimento è stato sospeso, no per paura di un’apocalisse robot, ma perché i due bot facevano cose che non interessavano più agli sviluppatori di Facebook e per correggere il bug che aveva causato l’anomalia.
Secondo Dhruv Batra, ricercatore di Facebook che ha seguito il caso, non c’è nessun pericolo dietro questo episodio e lo studio nel campo dell’intelligenza artificiale da parte del social network non si fermerà. I bot ai quali viene chiesto di svolgere un compito, talvolta trovano dei meccanismi non intuitivi per raggiungere il risultato, quindi, che comunichino in un linguaggio tutto loro non sarebbe necessariamente un problema.
Test di Facebook sull’intelligenza artificiale
Un bot (abbreviazione di “robot”) è un programma che ha accesso agli stessi sistemi di comunicazione e interazione con le macchine usate dagli essere umani. Nei social network hanno lo scopo di far credere agli utenti di dialogare con una persona, in questo modo riescono a soddisfare le richieste degli utenti.
Negli ultimi mesi, gli sviluppatori di Facebook hanno lavorato su alcuni sistemi di IA per far sì che assomigliassero sempre di più, tramite l’apprendimento, a un assistente virtuale adatto a portare avanti conversazioni e trattative.
Alice e Bob (nomi già conosciuti nell’ambito della crittografia e nella teoria dei giochi) i due bot in questione, erano capaci di dialogare tra loro in lingua inglese e di portare a termine trattative come quella di dividersi due libri, tre palloni da basket e un cappello da cowboy.
Nonostante esperti del calibro di Stephen Hawking ed Elon Musk hanno espresso più di una volta i loro timori sull’uso dei robot, questo evento non rappresenta in nessun modo un’evoluzione dell’intelligenza artificiale come la conosciamo.