Bologna scelta per ospitare uno dei supercomputer più potenti al mondo
Ben 270 petaflops a disposizione, ovvero capace di eseguire più di 200 milioni di miliardi di operazioni al secondo in virgola mobile. Parliamo di uno dei futuri supercomputer più potente al mondo, che sarà operativo entro la fine del 2020.
Conosciuto con il nome di Leonardo, in onore del famoso Lenoardo da Vinci, sprigionerà tutta la sua potenza di calcolo al Tecnopolo di Bologna.
Ad annuncirlo lo stesso ministro del Miur Marco Bussetti:
«Il nostro Paese ospiterà uno dei supercomputer che andranno a costituire la rete europea per il ‘supercalcolo’: siamo orgogliosi e soddisfatti per questo risultato. È frutto di un lavoro di squadra, che vede questo Ministero coinvolto attivamente: investiamo 120 milioni per un progetto che riteniamo strategico, che guarda con decisione al futuro. Il nostro è un Paese avanzato nell’ambito della ricerca – prosegue il Ministro – e questo riconoscimento ne è una ulteriore dimostrazione».
Il futuro utilizzo di questo supercomputer
Metà della potenza di calcolo verrà resa disponibile a vari istituti di ricerca, università e di aziende italiane. La restante metà invece verrà concessa ai paesi facenti parte della joint undertaking che, per chi non lo sapesse, è l’impresa comune europea a supporto di progetti e infrastrutture per il calcolo ad alte prestazioni.
«Dopo l’assegnazione all’Italia del Supercomputer Leonardo, è stata approvata all’unanimità dall’Assemblea della Regione Emilia-Romagna il progetto di legge della Giunta su “Investimenti della Regione Emilia-Romagna in materia di Big Data, Intelligenza artificiale, Meteorologia e Cambiamento climatico” che permette di ospitare nel tecnopolo di Bologna, accanto al supercomputer della Agenzia Europea per le previsioni meteorologiche a medio termine , anche Leonardo», dice l’assessore della Regione Emilia-Romagna alla Ricerca Patrizio Bianchi. «Con la legge è stato approvato anche l’avvio di una Fondazione internazionale su Big data e Intelligenza artificiale per lo sviluppo umano, una istituzione in cui tutti gli enti di ricerca e università possano insieme collaborare per avanzare la frontiera delle nostre conoscenze e della loro ricaduta sulla vita quotidiana dei cittadini».
E’ chiaro come, di fronte alla quantità di dati che verranno prodotti, è necessaria un’infrastruttura all’altezza. Ecco quindi che i maggiori centri europei saranno connessi con la rete europea Géant e in Italia avremo il nostro nodo, proprio a Bologna, con un collegamento da ben 100 Gbps.
Il bando per l’acquisto dei componenti hardware utili alla costruzione inizierà già dalle prossime settimane. L’assemblaggio e la fase di testing inizieranno già entro la prima metà del 2020, così da averlo pienamente operativo entro la fine del prossimo anno.