Le batterie nucleari con una durata di 5.000 anni
Uno dei maggiori problemi legati agli smartphone ed a tutti i dispositivi mobili è sicuramente quello sulla durata limitata delle loro batterie. Una recente idea, arrivataci dal Regno Unito, potrebbe risolvere questo problema grazie all’utilizzo dell’energia nucleare.
La proposta nei dettagli è arrivata dall’Università di Bristol, che ha sede nel Sud Ovest dell’Inghilterra, durante la fine del 2016 e consiste nella trasformazione dei gas radioattivi in diamanti che, a loro volta, dovrebbero rendere possibile il passaggio dalla radioattività all’energia elettrica.
Presentazione del progetto per le batterie nucleari
Il Professore Tom Scott ha spiegato come il mondo trarrebbe un doppio guadagno da questa iniziativa in quanto, oltre alla creazione di batteria a lunghissima durata, si riuscirebbe a gestire al meglio il problema dei rifiuti tossici.
L’elemento chiave di questa proposta è il Carbonio-14. L’elemento del quattordicesimo gruppo della tavola periodica andrebbe recuperato all’esterno delle centrali nucleari per poi essere utilizzato.
Perché il Carbonio-14 per la produzione di batterie?
Emivita: negli elementi chimici radioattivi, il tempo in cui decade metà della massa iniziale dell’elemento stesso.
Il Carbonio-14 ha una emivita di circa 5.730 anni. Di conseguenza le batterie create con la proposta del Professor Scott ed il suo team avrebbero (in teoria) una durata simile. Un ulteriore vantaggio si avrebbe in quanto lo stesso elemento non andrebbe a creare problemi nel momento della trasformazione in diamante, pur non essendo un gas.
Il problema è la quantità di energia prodotta dal Carbonio-14, che sarebbe di 15 Joules al giorno, mentre le classiche batterie AA ne producono 700 Joules al giorno. Il vantaggio, invece, consiste nella durata. Quest’ultima passerebbe dall’esaurimento della batteria AA in 24 ore totali (se usata in modo continuo) per la produzione di 700 Joules al giorno, ai 5.730 anni del Carbonio-14.
Batterie nucleari: realtà o fantascienza?
Per ora né dal Professor Scott, né da altri ricercatori, sono stati effettuati degli esperimenti su questa idea. Inoltre non si conoscono ancora alcuni dettagli importanti, come i costi di produzione o la quantità di Carbonio-14 che potrebbe contenere ogni singolo diamante.
È però una soluzione che, prendendo in considerazione la pura teoria, dovrebbe funzionare. Sarebbe la “soluzione ideale” per i dispositivi mobili o anche per componenti elettronici di uso meno comune, come:
- Pacemaker
- Satelliti
- Droni
- Navi Spaziali
e tutti gli altri dispositivi che contengono una batteria difficile da sostituire.
Di certo sappiamo che sarebbe un grande passo in avanti per il progresso tecnologico, la salute dell’uomo e del Pianeta. Una grande speranza.