Ban Oppo in Europa da parte di Nokia, respinta la richiesta

Non di rado le aziende del mondo tech criticano o attaccano le avversarie per il predominio del mercato e in nome dei guadagni. Ne è un esempio la vicenda tra Google e Apple per la messagistica RCS. Ma alle volte, oltre a campagne pubblicitarie le big del settore ricorrono a vere e proprie azioni legali, scatenando guerre in tribunale. L’ennisimo caso riguarda il Ban di Nokia a Oppo, la quale ha citato in giudizio la prima obbligandola a cessare la vendite in Europa.

Il retroscena dietro la vicenda ban Oppo

Il tutto parte nel 2021 quando la casa finlandese denuncia Oppo per aver violato dei brevetti sul 4G e 5G depositati nel 2018. Nokia sostenava che alla scadenza della fornitura di questi ultimi, poichè non si era giunti a nuovo accordo, Oppo avrebbe dovuto pagare sanzioni. Il mancato accordo ha prodotto come risutalto lo stop alla vendita di smartphone cinesi in Germania da parte del tribunale di Monaco.

A quanto riferisce un portavoce della casa asiatica, Nokia avrebbe voluto una tassa di 2,50 euro su ogni dispositivo venduto. Oppo (e anche OnePlus che ora sono un tutt’uno) ha reagito ritirando i prodotti dal mercato tedesco, come si evince dal sito. Nonostante ciò i clienti possono comunque acquistarli da terze parti fino ad esaurimento scorte.

Il contrattacco di Oppo

Nonostante le prime cinque vittorie in tribunale da parte di Nokia, anche l’azienda cinese ha conquistato terreno. Infatti, il tribunale regionale di Dusseldorf ha sospeso due cause Nokia contro Oppo. La casa finladense ha inoltre ritirato la denuncia presentata a Mannheim contro OnePlus riguardante uno dei due brevetti “messi al sicuro” a Monaco.

Di recente, il Patent Trial & Appeal Board (PTAB) dello United States Patent & Trademark Office (USPTO) ha accolto una petizione di Oppo. L’organo ha avviato una revisione inter partes di un brevetto Nokia perchè ritiene che la ragione sia dell’azienda di Dongguan.

Non solo Oppo… e non solo Germania: le dichiarazioni sulla vicenda

Nokia aveva anche intenzione di citare in giudizio Realme e Vivo (appartenenti come OPPO e OnePlus al gruppo BBK). E non solo in Germania ma anche in Francia, Finlandia, Paesi Bassi, Svezia, Spagna e Regno Unito. Per ora la vicenda sembra non interessare il mercato Italiano, e la vittoria riportato da Oppo lascia ben sperare ci sarà ancora concorrenza. Sulla disavventura tedesca le due compagnie accusate hanno espresso il loro pareri. In particolare Oppo ha dichiarato:

In quanto proprietaria di numerosi brevetti 5G, Oppo attribuisce grande valore al ruolo della proprietà intellettuale nell’innovazione. Abbiamo una storia di accordi di cross-licensing con molte aziende leader e ci impegniamo a promuovere un ecosistema di proprietà intellettuale corretto e fondato su sani principi. Il giorno successivo alla scadenza del contratto 4G tra Oppo e Nokia, quest’ultima si è immediatamente rivolta al tribunale dopo aver richiesto un compenso irragionevolmente alto per il rinnovo.

Il nostro impegno a lungo termine per il mercato tedesco rimane invariato e stiamo lavorando in modo proattivo con le parti interessate per risolvere la questione in corso. Fatta eccezione della sospensione delle vendite e della commercializzazione dei prodotti in questione sui canali di proprietà di Oppo, quest’ultima continuerà a operare in Germania. Nel frattempo, gli utenti possono continuare a utilizzare i prodotti Oppo, accedere ai servizi post-vendita, ricevere i futuri aggiornamenti del sistema operativo e altro ancora

Conclusioni sulla questione ban ad Oppo e One Plus

OnePlus ha espresso affermazioni simili sulla vicenda, rimarcando l’accento sul prezzo troppo alto dell’accordo voluto da Nokia. Inoltre ha anche lei rassicurato che il blocco rimane solo in Germania e soltanto alla commercializzazione di determinati prodotti. Infatti gli aggiornamenti software e il servizio after-sales saranno comunque garantiti.

Comunque, la questione del ban Oppo sembra essere giunta ad una svolta importante, dove molte protagoniste del settore dovranno difendere i loro interessi a colpi di ricorsi e sentenze.

Published by
Antonio Aversano