Armadillo Scan, l’AI per riconoscere il Covid-19

Negli ultimi tempi il mondo intero è impegnato nella lotta alla pandemia da Covid-19 e ognuno cerca di dare un contributo, non solo personale sanitario. Abbiamo visto infatti realizzazioni di respiratori utilizzando Arduino e le maschere da sub Decathlon. Non sono mancate neanche le sperimentazioni con l’intelligenza artificiale per riconoscere l’insorgenza del coronavirus tramite le radiografie.
A tal proposito l’azienda italiana Nexim sviluppa la piattaforma Armadillo Scan, in grado di riconoscere in 5 secondi da una radiografia o TAC dei polmoni se il soggetto è infetto da coronavirus.

Il progetto nasce dall’idea del giovane sassarese Simone Dore, CEO dell’azienda italiana di telecomunicazione Nexim. L’azienda si occupa anche di progettazione, sviluppo e fornitura di sistemi di connettività, data center e cyber-security. L’azienda presenta inoltre una sezione dedicata all’intelligenza artificiale e sistema di calcolo.

Simone Dore l’ingegnere sassarese CEO di Nexim Italia

Questa metodica fonisce un esito in tempi più rapidi rispetto al normale tampone per cui ultimamente c’è una forte carenza di reagenti e tamponi stessi. Non solo, produce risultati con un’accuratezza tra il 77% e 83%. Può quindi essere utilizzato in molte zone, anche le più povere, poichè ogni ospedale è dotato di macchinari per TAC o RX.

Dettagli tecnici di Armadillo Scan

Il dataset utilizzato per addestrare il modello comprendeva immagini a raggi X e TAC del torace con patologie comuni e Covid-19. Una buona parte delle immagini è stata fornita proprio dagli ospedali italiani.

Successivamente alla raccolta del dataset sono presenti due strade diverse ma simili. Una consiste nell’elaborazione dei dati tramite preprocessing delle immagini con algoritmi proprietari e librerie python, fornendo così un’analisi statistica dei dati.
L’altra strada è il learning autonomo sui dati presentati, metodologia nata proprio per l’elaborazione delle immagini.

Illustrazione della metodologia di learning automatico.
L’immagine dell’RX o un fotogramma di TAC è fornito alla rete Theano. Questo output è elaborato da Keras. Microsoft Cognitive Toolkit si occupa di strabilire l’appartenenza a Covid-19

Tra le due metodologie non è presente una differenza nei risultati bensì nel tempo che come possiamo intuire è più veloce l’elaborazione col preprocessing.

Attualmente il progetto è in una fase di test per includere altre librerie e l’inserimento di un algoritmo per l’analisi di immagini ECO. Inoltre l’indagine sarà ulteriormente affinata associando dati come saturazione, patologie pregresse, dati clinici e anagrafici comuni come ad esempio peso, diabete, RH.

Infine sarà disponibile un’app con la quale poter monitorare gli spostamenti di ogni soggetto. I dati sono catturati tramite GPS, cella telefonica e Wi-Fi e memorizzati in modo criptato e anonimo nello smartphone del soggetto. Sarà successivamente il paziente stesso a stabilire se renderli noti nel caso in cui diventi positivo. La piattaforma e l’app hanno due filoni differenti e di conseguenza anche due database. La prima infatti è pensata per un uso ospedaliero mentre la seconda per un trattamento del paziente.
Attualmente per l’app si sta aspettando l’esito del procedimento burocratico per quanto concerne il GDPR. A tal proposito Simone Dore aggiunge: “Si tratta di un’integrazione già definita via API. Abbiamo visto che tanti programmatori hanno sviluppato già questa parte è noi vorremmo collaborare con loro per integrare l’analisi dei dati“.

Curiosità

Armadillo Scan è una piattaforma attualmente ad uso ospedaliero che appunto consente un supporto medico per la diagnosi da Covid-19 utilizzando l’intelligenza artificiale. La piattaforma è in fase di test presso due ospedali italiani.

Dashboard della piattaforma Armadillo Scan

Ciò che effettua la piattaforma di Nexim è semplicemente analizzare e comparare dati forniti dagli ospedali ma non è assolutamente uno strumento diagnostico nè vuole sostituirsi a un medico. Come ci ha dichiarato lo stesso Simone Dore “Il nostro è un supporto, non si può sostituire ad un protocollo dichiarato dall’OMS e non è assolutamente un dispositivo medico“.