Apple e i brevetti per sostituire i propri documenti. E’ questa l’idea della società di Cupertino sta rilasciando alcuni brevetti sotto il nome di «Providing Verified Claims of User Identity» che permetteranno ad un processore adibito a questo scopo montato sul dispositivo (non viene infatti data alcuna indicazione specifica di quale dispositivo sia, anche se tutto fa presagire che si tratti proprio dell’iPhone) di gestire l’identità dell’utente utilizzatore e di garantirne la veridicità, quindi un vero e proprio sostituto dei documenti digitali.
Infatti, dopo ApplePay, che sostituisce le carte di credito, e CarKey, che consente di sostituire in toto la chiave della propria auto, la nostra borsa potrà alleggerirsi ulteriormente attraverso l’implementazione di questa nuova funzionalità.
Il tutto sarebbe possibile utilizzando un server sicuro e decentrato accessibile solamente alle autorità ed attraverso il quale poter appurare la validità di un determinato documento di riconoscimento. L’identificazione viene firmata da un server che verifica tutte le informazioni sull’utente.
La descrizione di questa serie di brevetti riporta testualmente:
“Un dispositivo dovrebbe implementare un sistema per verificare l’identità. La verifica viene effettuata dalle autorità che hanno accesso ad un server contenete tali dati, grazie al quale possono determinare l’autenticità di un documento di riconoscimento.”
A livello infrastrutturale l’idea è quella di memorizzare le chiavi nel Secure Element, un chip integrato nell’architettura dello smartphone ma con un proprio ambiente operativo, non accessibile dunque da app di terze parti. Si tratta della tecnica già utilizzata per la sicurezza dei dati bancari, di conseguenza facilmente applicabile anche al caso delle informazioni legate a carte d’identità e dei vari documenti che potrebbero essere sostituiti. La disattivazione tramite iCloud in caso di smarrimento o furto dell’iPhone, garantirebbe inoltre un più rapido sistema di notifiche di questo tipo in caso di smarrimento, scadenza o furto.
L’inghippo legale però è dietro l’angolo. Infatti chi stabilisce la veridicità di un documento è il Governo o i dipendenti pubblici che ne fanno le veci ed una possibile delegazione di tale scopo ad un server gestito da privati non è certamente possibile. Inoltre un altro aspetto da tenere in considerazione è sicuramente la necessità di avere un sistema di sicurezza dei dati personali di milioni di utenti. Dunque sicuramente la fattibilità di una celere realizzazione diventa sempre più lontana.
Un primo approccio alla digitalizzazione dei documenti di riconoscimento in Italia si è già visto con la carta d’identità elettronica che sostituisce quella cartacea. L’utente che si interfaccia con la pubblica amministrazione può in questo caso già utilizzare l’app Ve.Do realizzata per conto della Zecca di Stato che verifica mediante codice QR la ricevuta CIE rilasciata dal Comune.
La realizzazione un meccanismo di questo tipo in Italia ha visto un cospicuo utilizzo di risorse in termini di tempo e denaro, ciò fa ancor di più credere che la realizzazione di funzionalità così sofisticate non sarà velocissima.