Allerta analfabetismo informatico tra i giovani | iOS e Android stanno compromettendo l’uso dei pc
I giovani sono sempre più tecnologici, ma aumenta l’analfabetismo informatico. Il fenomeno spiegato nel dettaglio.
“Analfabetismo informatico”, un termine che suona come qualcosa di lontano, quasi superato nell’era dei nativi digitali. Eppure, a ben vedere, questa forma di analfabetismo è più diffusa di quanto si pensi, anche tra i giovani che sono cresciuti con la tecnologia nelle mani. Si tratta di una sorta di paradosso: chi ha dimestichezza con app e dispositivi potrebbe non possedere le competenze di base per utilizzare a pieno la tecnologia in modo consapevole e sicuro.
Il termine “nativi digitali” fa spesso riferimento alle nuove generazioni, considerate capaci di muoversi con disinvoltura in un mondo dominato da smartphone, computer e tablet. Tuttavia, questa familiarità con i dispositivi non corrisponde sempre a una vera competenza tecnica. La facilità con cui si naviga nei social media o si gestiscono app di messaggistica non implica necessariamente una conoscenza approfondita del funzionamento delle macchine stesse.
L’alfabetizzazione informatica non si limita al sapere come usare un’applicazione o un sito web. Riguarda piuttosto la capacità di gestire correttamente file, comprendere la struttura dei sistemi operativi, sapere dove vengono salvati i dati o come recuperarli in caso di problemi. Questi sono aspetti fondamentali della tecnologia di oggi, che però rimangono sconosciuti o poco chiari a molti, specialmente tra coloro che si definiscono “esperti” solo perché abituati all’uso quotidiano di dispositivi.
Si è quindi di fronte a un’illusione di competenza tecnologica, amplificata dalla diffusione di sistemi operativi e interfacce che, per semplificare l’esperienza utente, hanno finito per astrarre troppo il funzionamento del sistema stesso. iOS e Android, ad esempio, nascondono molti dettagli tecnici agli utenti, che quindi non sviluppano l’abilità di capire come funzioni realmente il sistema sottostante.
La frustrazione dietro l’uso di Windows
Nonostante la loro apparente confidenza con la tecnologia, i giovani incontrano difficoltà sorprendenti nell’interazione con sistemi più complessi come Windows. La confusione nasce spesso dal file system, il concetto di cartelle, directory e percorsi di salvataggio, che per molti giovani della Generazione Z sembrano essere quasi misteriosi. Quante volte è successo che, dopo aver salvato un file, ci si chieda: “Dove è finito?”.
Questa difficoltà si manifesta in situazioni quotidiane. Un meme diffuso di recente ha evidenziato proprio il problema: “Windows: documento salvato. Io: dove l’hai salvato? Windows: [silenzio confuso].”. Questa rappresentazione ha fatto il giro del web, scatenando un acceso dibattito sul subreddit r/GenZ. Molti giovani si trovano alle prese con la stessa situazione: il file è stato salvato, ma dove?
Il dibattito sull’usabilità e le possibili soluzioni
Nel thread, alcuni utenti puntano il dito contro il sistema operativo, altri contro loro stessi. C’è chi accusa Windows di poca chiarezza nei percorsi di salvataggio e chi ammette di cliccare su “Salva” senza prestare attenzione. Un tema ricorrente è anche il ruolo del cloud, con OneDrive che spesso genera confusione tra i salvataggi locali e quelli in remoto. Soluzioni come l’uso dell’opzione “Salva con nome” o di software di terze parti come “Tutto” emergono come consigli per evitare di perdersi nei labirinti del file system.