Agenzia delle Entrate, scattano a sorpresa i controlli automatizzati | Se anche tu hai fatto queste operazioni bancarie sei nella lista
Controlli automatizzati dell’Agenzia delle Entrate: quello che dovresti sapere e le operazioni bancarie sospette.
Negli ultimi tempi, il modo in cui vengono fatte le verifiche fiscali è cambiato parecchio. Niente più solo ispettori e controlli su carta: ora ci sono tecnologie avanzate e sistemi automatizzati che fanno il lavoro “sporco”. L’obiettivo? Sempre lo stesso: stanare chi evade le tasse. Però, il come viene fatto è molto più sofisticato… e silenzioso. Quindi, potresti essere sotto controllo senza nemmeno saperlo.
La domanda che in molti si fanno è: *come* sceglie il fisco chi controllare? E quali dati riesce davvero a vedere? Non è semplice districarsi tra le leggi e le regole, ma ci sono delle linee guida ben precise. E sì, l’Agenzia delle Entrate ha più poteri di quanto si pensi. Ma attenzione: tutto avviene seguendo procedure che cercano di essere trasparenti.
Una cosa che sorprende parecchie persone è che il fisco può mettere il naso nei tuoi conti senza dover chiedere permessi speciali. E no, non serve nemmeno l’ok di un giudice. Questo perché esistono norme ben precise che glielo permettono. Tuttavia, c’è sempre il tema della privacy, che deve essere rispettata… o almeno dovrebbe esserlo.
Forse non lo sai, ma l’Agenzia usa algoritmi e software super evoluti per passare al setaccio i movimenti dei tuoi conti. Questi sistemi riescono a individuare in pochi clic se c’è qualcosa che non quadra tra quello che hai dichiarato e quello che effettivamente gira sul tuo conto. Ma quali sono le operazioni che rischiano di far suonare il campanello d’allarme?
Come il Fisco tiene d’occhio i tuoi movimenti bancari
L’Agenzia delle Entrate ha accesso diretto a una banca dati chiamata Registro dei Rapporti Finanziari, che fa parte dell’Anagrafe Tributaria. Le banche e pure gli uffici postali devono inviare ogni anno tutte le info sui tuoi conti correnti: dai saldi ai bonifici, dagli investimenti fino alle cassette di sicurezza (anche se non possono vedere cosa c’è dentro). Tutto questo, senza bisogno di alcun permesso speciale.
Le verifiche possono risalire fino a cinque anni se hai presentato la dichiarazione dei redditi ma hai “dimenticato” qualche dettaglio. Se invece non l’hai fatta proprio, il controllo può spingersi fino a sette anni. E se pensi che il fisco guardi solo i dati in modo casuale, ti sbagli: c’è un algoritmo, chiamato anonimometro, che analizza tutto in modo anonimo. Se trova qualcosa di strano, allora partono i controlli veri e propri.
Attenzione a queste operazioni bancarie
I controlli automatici puntano dritti su quei movimenti bancari che sembrano non combaciare con le dichiarazioni fiscali. Per esempio? Versamenti sospetti di grosse somme, trasferimenti frequenti tra conti diversi, o investimenti che non tornano rispetto a quello che hai dichiarato. Tutte cose che possono far scattare un campanello d’allarme all’Agenzia.
Se emergono anomalie, sarai tu a dover dimostrare che quei soldi hanno una provenienza lecita. Se non riesci a spiegare, il fisco li considera automaticamente come redditi non dichiarati. Ma non è tutto: le verifiche possono estendersi anche ai conti di familiari, soci o amici stretti, se c’è il sospetto che siano coinvolti. Sì, il cerchio si allarga parecchio.