Riconoscimento facciale: una strada per combattere il terrorismo

George Orwell nel suo romanzo 1984 non ci parla di riconoscimento facciale ma del Grande Fratello (Big Brother), dittatore totalitario descritto come figura che tiene costantemente tutti sotto controllo, da cui la celebre frase “Big Brother is watching you”.
Oggigiorno si pensa di sfruttare un sistema molto simile per identificare potenziali terroristi.

Il riconoscimento facciale è una tecnica di intelligenza artificiale, utilizzata in biometria per identificare o verificare l’identità di una persona a partire da una o più immagini che la ritraggono; l’analisi dei connotati permette di identificare univocamente ciascuna persona presente sul pianeta.

Una nuova frontiera per combattere il crimine? Un nuovo modo per essere schedati e controllati dai governi? Prima di fomentare i complottisti di turno bisognerebbe valutare pro, contro e modalità.

Allo Stadio Olimpico di Roma, per la partita Roma-Udinese, ed a Bari per l’amichevole Italia-Francia, è stato utilizzato un sistema di riconoscimento facciale sfruttando le telecamere presenti ai tornelli per l’accesso agli stadi.

Le telecamere hanno ripreso ciascuno spettatore all’ingresso ed hanno effettuato un controllo immediato con un database delle Forze dell’Ordine, di modo da identificare eventuali soggetti pericolosi, terroristi prima di tutto; il sistema essenzialmente prevede il riconoscimento di eventuali sospetti nel caso di incidenti avvenuti prima, dopo o durante lo svolgimento delle partite.
Per i tifosi non c’è stata alcuna differenza, visto che i controlli all’ingresso sono previsti da tempo, la novità è stata l’implementazione di un software in grado di acquisire e memorizzare una serie di parametri: distanza degli occhi, lunghezza del naso e spessore delle labbra.
Il Comitato per l’ordine e la sicurezza della Prefettura di Roma ha collaborato con il Garante della Privacy i quali hanno garantito che le impronte biometriche acquisite saranno memorizzate per un lasso temporale di 7 giorni e poi cancellate, ed inoltre che saranno consultate esclusivamente per motivi di indagini.

In Germania il ministro dell’interno Thomas de Maiziere, ha chiesto che i sistemi di riconoscimento facciale vengano sfruttati sistematicamente presso stazioni ed aeroporti. Ad oggi è già previsto un sistema in grado di localizzare eventuali bagagli incustoditi, pertanto si tratterebbe semplicemente di effettuare un upgrade per renderlo in grado di riconoscere anche i volti, qualora il governo decidesse di approvare la proposta.

Gli USA hanno giocato d’anticipo, e già nel 2014 è stato arrestato un rapinatore a Chicago grazie ad un sistema di riconoscimento facciale.

Anche a Londra, la città più videosorvegliata al mondo (oltre un milione di videocamere attive), si sta pensando di prendere in considerazione l’analisi delle immagini catturate in ogni angolo della città.

Riconoscimento facciale: una strada per combattere il terrorismo?
Esempio di un sistema di riconoscimento facciale
Ph: gamingreport.com

Da un lato potremmo sentirci più protetti, dall’altro potremmo pensare alle modalità con cui questi dati verrebbero elaborati e gestiti, l’eventualità che vengano raccolti anche i dati di persone che non hanno mai commesso un crimine, e la possibilità che questi dati finiscano nelle mani sbagliate generando un potenziale rischio per i cittadini.

Nel 2011 il prof. Alessandro Acquisti della Carnegie Mellon University, ha dimostrato come partendo da pochi dati fosse possibile identificare in modo univoco una persona e procedere ad un furto di identità.

Da tener ben presente che risulta ugualmente possibile scoprire molto di una persona, semplicemente mediante i social network, dove spesso, ingenuamente, lasciamo svariate informazioni riguardanti la nostra vita.

In questi ultimi anni sono nati moltissimi software in grado di raggiungere un profilo presente sui social network, partendo da una foto che viene confrontata mediante specifici algoritmi con quelle presenti sui database di queste piattaforme.

Happn è una nota app di incontri che consente di ritrovare sconosciuti visti in strada (a patto che anch’essi siano registrati al servizio) nel raggio di 250 metri. Il quotidiano francese Le Figaro ha rivelato che a causa di una vulnerabilità nel codice, era possibile conoscere la posizione esatta dei membri, problema che è stato risolto, e che comunque non così facilmente sfruttabile viste le conoscenze avanzate richieste in fatto di programmazione.

Findface è un app sviluppata da due russi, che permette di risalire all’identità di una persona, effettuando una scansione del social network Vkontake, il quale conta circa 210 milioni di iscritti, con una percentuale di successo pari al 70%. Pare che gli inventori dell’app siano stati contattati dalle forze dell’ordine moscovite per sfruttare il loro sistema nell’analisi dei filmati prodotti dalle oltre 150 mila videocamere installate nella città.

Altre app sono sviluppate dalla ben più nota Facebook, come Facebook Moments o Deep Face il quale sfrutta un sistema di modellizzazione 3D del volto, permettendo un confronto che risulta positivo nel 97.35% dei casi, un valore altissimo considerando che per la percezione umana questo valore è pari al 97.53%.

Google, a sua volta aveva iniziato a lavorare su un progetto analogo, poi abbandonato viste le conseguenze previste dall’azienda in campo di privacy.

Il sistema più interessante viene dalla Cina, precisamente dall’università di Hong Kong; si chiama GaussianFace ed è un software di riconoscimento facciale che possiede una percentuale di successo pari al 98.52% e consente di analizzare immagini anche in condizioni “sfavorevoli” di luminosità o ambientali.
Il sistema prevede l’acquisizione dell’immagine campione a cui è applicato un ridimensionamento per produrre un immagine di 150 x 120 pixels, su cui è effettuata un analisi per riconoscere 5 punti di riferimento (posizione degli occhi, del naso e dei due angoli della bocca), ed una successiva scomposizione in porzioni da 25 x 25 pixels che il programma descrive mediante vettori con cui può effettuare confronti all’interno del database.

Oltre il discorso sulla privacy, risulterebbe interessante valutare gli effetti sociali di questa nuova tecnologia considerando che gli esseri umani hanno sviluppato nei secoli meccanismi relazionali basati sul volto degli altri.
Sarebbe forse lecito fidarsi delle informazioni personali reperibili su di una persona semplicemente estraendo lo smartphone dalla tasca?